E’ che c’è uno che era sindaco e che fece un libro dove disse a sorpresa che non lo voleva fare più il sindaco e che i suoi assessori non è che erano poi ‘sto granché.
E allora però uno degli assessori del futuro ex sindaco si candidò e anche un altro – che non era assessore, ma che importa – si candidò ma disse che poteva anche non candidarsi.
Ma da Roma dissero che non c’era bisogno di perdere tempo con i balletti che c’era già uno bravo che aveva fatto delle cose talmente belle che la gente faceva le file per andarle a vedere.
E il futuro ex sindaco fece capire che a lui andava bene quello delle file o comunque non gliene fregava niente. Ma poi le genti ci dissero all’ex futuro sindaco: “Ma come?”. E il futuro ex sindaco ci ripensò. E disse che lui in verità ci aveva una vicesindaca assai brava (un’altra, una nuova, che con la prima vicesindaca si era sfanculato per una storia di cani o per altro, non si sa bene).
E la portò pure a Roma per farla conoscere a quelli di Roma, la nuova vicesindaca, la portò. Ma dopo poco disse, il futuro ex sindaco, che lui in realtà non appoggiava nessuno e che gli piacevano tutti e tutte.
E allora tanti cominciarono a dire all’assessore che si era candidato: “Ma visto che c’è la vicesindaca nuova del futuro ex sindaco perché non ti ritiri?”.
E gli spiegavano i tanti all’assessore che se si giocava a tre vinceva uno, se si giocava in due, vinceva o l’uno o l’altro. E l’assessore non capiva, e in ogni caso gli pareva ‘na fregatura comunque che era lui quello che si ritirava, quello che sicuramente perdeva senza neanche giocare.
Ma a quel punto l’ex vicesindaca (quella dei cani) disse che anche se l’assessore gli stava sul gozzo da sempre se lo facevano ritirare si sarebbe candidata lei, perché non era giusto che gli dicevano di ritirarsi. E comunque –diceva – a tre o a quattro o a cinque il gioco è più bello che a due. E a lei interessava che il gioco fosse divertente, mica di vincere lei.
E poi ci sono anche altre cose. Come la vicenda dell’ex aspirante governatore anti barbari che forse sperava che il sindaco era amico o forse no.
Come finì la storia non si sa ancora. Si sa solo che sono in tanti lì pronti a dire: “L’avevo detto io”. Dopo. Alla fine. A prescindere.
[continua…]
[Al bar – gli avventori più informati – la raccontano più o meno così. Con buona pace di Opinionisti Intelligenti e Raffinati Politologi]